Eugenio Giliberti / mostre collettive / Happy earth days - progetto arte e natura (residenza)

mostre personali                  opere                testi                  progetti diversi                    gli studi                      masseria varco                     lavori in corso                      mostre collettive


     

Incontri inediti_Fiona Annis ed Eugenio Giliberti

Una parte di ciò che era tutt'altro

A Portion of that Which Was One Everything

21 settembre 2019, ore 18.30

Sabato 21 settembre, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, il museo Novecento a Napoli di Castel Sant’Elmo in collaborazione con “Intragallery” propone un dialogo tra Eugenio Giliberti e Fiona Annis. L’opera A portion of that Which Was One Everything (2019) dell’artista canadese sarà presentata in rapporto con l’installazione Lenti (1988) di Eugenio Giliberti. Questo confronto stimolerà un’intervista ai due protagonisti con Marcella Marconi Direttrice dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Capodimonte, Mauro Gargano referente Servizio Musei INAF, Chiara Pirozzi curatrice, Alessandra Troncone curatrice e Mario Francesco Simeone giornalista e storico dell'arte, per approfondire con il pubblico la scelta di avvicinare i loro lavori, esiti di esperienze generazionali e ambiti geografici diversi, ma che scaturiscono entrambi dalla necessità di dare ordine e conoscere i mutevoli aspetti della realtà.

     
Eugenio Giliberti lenti - 1988 - 1994

La ricerca di Giliberti degli anni Ottanta è anch’essa una continua indagine che per alcuni aspetti adotta criteri scientifici di catalogazione e ingrandimento sotto la lente di osservazione dell’artista. I suoi Moduli di legno estroflesso, ricoperti di cera, sono uno studio del mondo che si riflette sulla levigata superficie in cera e la produzione artistica può essere uno strumento di approfondimento di ciò che non si conosce o può mostrare quello che l’evidenza nasconde.
  Fiona Annis - A portion of that Wich Was Once Everything - 2019

Gli studi sulla fotografia dell’artista canadese l’hanno portata a considerare come la tecnica fotografica sia debitrice delle lenti utilizzate per primi dagli astronomi e la residenza artistica all’Osservatorio Astronomico di Capodimonte a Napoli le ha permesso di entrare in contatto con gli antichi strumenti, apparecchi che hanno accresciuto la conoscenza umana del cosmo.