Milano, Galleria Milano, via Manin 13

31 maggio 2006

Contrada della Cavalchina 1491

Mostra personale di Eugenio Giliberti

Nato a Napoli (1954) dove vive  lavora

 

 

Eugenio Giliberti scrive a Marco Meneguzzo, Marco Meneguzzo scrive a Carla Pellegrini…

 

Hai in mente la galleria. Io ci sono entrato la prima volta dall'ingresso di via Manin. Molto romantico. la prima sala dopo l'ingresso ha una boiserie di legno scuro. E' una sala quadrata, di circa sei metri per sei.

Quella sala mi è rimasta impressa nonostante l'ingombro delle brutte scrivanie bianche con i computer. E' l'ufficio di Toni. Tolto quell'ingombro restano i due mobili tecnici per i disegni. Due grandi cassettiere. Non belle ma pertinenti. Poi ci sono due vecchie vetrine. graziose. Interessanti le decorazioni pittoriche, che nella mitologia della famiglia proprietaria dell'immobile figuravano come dei Manet.  Incredibile come ci si attacchi a questa storie nelle vecchie famiglie che vogliono riconoscere la grandezza in ogni dettaglio e scambiano un onesto lavoro di decorazione liberty per un dipinto d'autore.

Per le tre grandi sale della Galleria Milano Eugenio Giliberti ha ideato espressamente un complesso percorso concettuale e visivo che consente di entrare nella sua poetica, già evidenziata nella mostra personale a Castel Sant’Elmo a Napoli di due anni fa. Giliberti lavora sui “luoghi”: trova tracce, preesistenze, memorie dell’attraversamento dei luoghi da parte dei loro abitatori, e le trasforma in una narrazione che si coagula attorno a singoli oggetti – come potrebbe essere un modello del luogo stesso,

Entrando nella sala che precede l'Ufficio di Carla, ti ricordi che si tratta di una sala quadrata, più o meno della stessa dimensione della boiserie, per terra un modello architettonico, grande, circa 100 Kg di plastilina bianca, rappresentante l'edificio che ospita la galleria.

ma anche un libro, o un segno -; accanto a questo filone “narrativo”, esiste un ambito invece più concettuale e combinatorio che si innesta sul primo: si va da un lavoro ossessivo sulle possibilità combinatorie di gruppi di tre colori (l’artista esporrà un lavoro di una decina di metri in cui ha raccolto 680.400 combinazioni cromatiche…)

Nella grande parete di fondo (lunga circa 10 metri, sulla destra una specie di tendaggio fatto con i grandi fogli dei 680.400 quadratini colorati. Ho già esposto una volta in questo modo solo una parte del lavoro. Eravamo a Ludwigsburg, la sala che avevo a disposizione non era sufficientemente grande per accogliere il lavoro, così, esauriti tutti i muri, ho continuato a montare un grande foglio sull'altro. Tutta l'opera era montata in grandi pannelli di circa tre metri per 1.80, cinque di essi erano sovrapposti . La gente vi si avvicinava e sbirciava avendo l'impressione ancora amplificata dell'enormità del lavoro. Ora vorrei mostrare tutto il lavoro come un grande tendaggio raccolto in pannelli di tre metri per 1,80 sovrapposti uno all'altro. 

alla creazione di “oggetti platonici”, cioè di oggetti “inservibili” – come una sedia di cera – ma che rappresentino “l’idea” di quell’oggetto

In questa sala ho chiesto a Carla di far sparire le scrivanie (si potrebbe usare come scrivania il tavolo ottocento che giace vuoto sulla parete opposta all'ingresso. concentrando l'illuminazione al centro della sala immagino quasi abbaglianti le due sedie di cera, la rossa e la blu che ritirerò da Tucci Russo. Sono state esposte alla fiera di Torino nel '97, poi nel 2001 alla mostra "Chairs in contemporary art", al castello di Udine. poi sono rimaste nascoste nel deposito di Tucci Russo..

Infine, Giliberti ha elaborato una vera e propria decorazione murale il cui pattern è quello – straniante e paradossale – di una zanzara, che diviene decoro, ma che rimane anche ironico memento di una situazione che, come fa l’arte, non ti lascia in pace, ti  infastidisce e ti “punge”.

La volta a vela, illuminata anch'essa nella sala per il resto in penombra (bisogna riuscirci anche se non sarà facile), una decorazione di zanzare del tipo di quelle che hai visto a Castel Sant'Elmo. Ti ho scritto delle due vetrine. Immagino che esse possano essere anch'esse illuminate, dall'interno e conservare le mie zanzarine del pozzo si Sant'Elmo (come quella che ti ho regalato) e altri oggetti e libri (tutta una collezione di libri su Leopardi, per esempio), il modellino in cartoncino in tre dimensioni della mia casa colonica che sto restaurando ecc. Dalla boiserie passiamo alla seconda sala. Immagina di entrarci dal parcheggio che, ahimè, fu un giardino. Al centro della parete e a destra due grandi quadri di cera, come due grandi tele con cornice. sulla parete a sinistra un polittico a 9 elementi molto colorati. Una lavoro del tipo dei moduli su superfici estroflesse, ma nuovo, più grande e solido, circa 180 x 180. ogni modulo sarà 60 x 60. sulle due pareti tra le tre aperture della sala due quadri numerici del tipo del quadro di Paolo Liguori, ognuno della dimensione di 120 x 140. tutta la sala decorata con le zanzarine

L’insieme di questi tre momenti sconvolge gli spazi della galleria e li trasforma, sfruttando i ricordi e i desideri di chi vi ha abitato nel corso del tempo, per piegarli e trasformarli in un nuovo, multiforme racconto.